Come comunichiamo?
Siamo efficaci nella nostra comunicazione?
Possiamo considerarci buoni o pessimi comunicatori?
Per una buona comunicazione è necessario darsi risposte a queste domande, solo così possiamo individuare i nostri ambiti di miglioramento.
Comunicare in modo efficace è quando si ottiene il risultato desiderato, cioè quando il messaggio tramesso è stato recepito come si voleva e le azioni conseguenti fatte da parte dei riceventi sono congruenti al messaggio.
Quando si comunica, vogliamo sempre ottenere un risultato, raggiungere un obiettivo, con il nostro messaggio vogliamo:
- Spiegare qualcosa;
- Scoprire e approfondire concetti;
- Legare con le persone;
- Convincere e condividere;
- Manifestare e chiedere consenso o interesse;
- Ottenere dagli altri azioni e comportamenti;
- E altro ancora…
La comunicazione efficace attiva sempre un processo di relazione, scambio e di comprensione reciproca tra gli interlocutori.
Ma come comunichiamo?
Utilizziamo 3 modalità diverse per comunicare:
- Verbale;
- Para verbale;
- Non verbale.
La comunicazione verbale è caratterizzata dal linguaggio sonoro e scritto.
La comunicazione para verbale dalle varianti possibili di:
- Tono;
- Ritmo della parlata;
- Pause;
- Volume.
La comunicazione non verbale invece è rappresentata da tutti i movimenti del corpo, in particolare assumono grande importanza:
- La prossemica (distanza fra le persone);
- La postura;
- La velocità della camminata;
- La gestualità delle braccia;
- La mimica facciale;
- Il movimento degli occhi;
- La stretta di mano;
- Lo sguardo e altri micro segnali della faccia
Alcuni studi dicono che il 55% dell’efficacia della comunicazione deriva dal non verbale, il 38% dal para verbale e solo il 7% dal verbale. L’efficacia della comunicazione deriva da un buon equilibrio fra le 3 modalità comunicative.
Il linguaggio verbale, sia scritto che orale, è frutto di una costruzione razionale, e come tale potrebbe non essere completamente sincero e vero; il para verbale e il non verbale, invece, sono molto più legati alla sfera emozionale e istintiva, all’inconscio, e quindi è molto difficile avere un controllo completo su queste 2 modalità che risultano in questo modo più veritiere e quindi interpretabili.
Per comunicare in modo efficace sono importanti due aspetti:
- L’ascolto;
- Il feedback.
SENZA ASCOLTO NON C’E’ COMUNICAZIONE
Se mentre comunichiamo non prestiamo ascolto, e in particolare ascolto attivo, cioè cogliendo dettagli, è praticamente impossibile che si possa creare una relazione costruttiva fra più persone.
Questo presuppone che ogni soggetto coinvolto nel processo comunicativo abbia un approccio proattivo, partecipativo, orientato allo scambio reciproco fra i vari soggetti coinvolti.
Quando si ascolta, però, c’è sempre il rischio di interpretare e quindi comprendere qualcosa di simile, in quanto entrano in gioco diversi schemi di filtrazione della realtà e a volte sono incompatibili fra di loro.
Per migliorarla la nostra capacità di ascolto dobbiamo fare palestra, cioè sforzarci di ascoltare, impegnarci, ascoltare è un’abilità e come tale va allenata.
Il feedback, ovvero la verifica del risultato
Il feedback costituisce quello che possiamo definire il “ritorno” della comunicazione, cioè quello che risulta dal processo.
Attraverso il feedback si misura quanto la comunicazione è stata efficace, il feedback spesso si ottiene attraverso domande che in base alla risposta che si ottiene permettono fino a che livello è stato compreso il messaggio.
È opportuno che le domande siano:
- aperte, cioè non si possa rispondere loro con si o no;
- orientate al contenuto del messaggio, non vaghe;
- mantenendo il focus sul risultato desiderato;
- ricordate ancora che chi domanda conduce la relazione.
L’approccio tenuto durante la comunicazione è preferibile non sia rigido, ma flessibile all’adattamento “relazionale-sociologico” basato quindi sulle dinamiche che si possono creare nella relazione e non su rigidità schematiche quasi fosse una regola matematica.
La comunicazione non è quello che diciamo, bensì quello che arriva agli altri.
(Thorsten Havener)
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